A 500 giorni dall’alluvione di Dervio, i lavori non si vedono ancora


Lo scampato pericolo di sabato scorso, con la pioggia terminata appena in tempo per scongiurare l’esondazione del Varrone, ha riportato alla mente la disastrosa alluvione del 12 giugno 2019. Sono ormai trascorsi 500 giorni, ma una volta superata l’emergenza non è successo quasi nulla. I privati attendono ancora eventuali risarcimenti, le ultime ringhiere lungo il fiume sono state sostituite da poco, l’argine presso la foce è stato ulteriormente distrutto dalle acque, il letto del Varrone è ancora ingombro di sassi e ghiaia. In questi 500 giorni abbiamo sentito fiumi di parole, ma non è successo quasi nulla. Si evocano colpevoli, si lanciano allarmi, ma i lavori di ripristino, ormai davvero indispensabili, non si vedono ancora. Si danno colpe alla Regione, all’Enel, alla diga, ma i documenti ufficiali del Comune dicono anche altre cose. Più di un anno fa il Comune aveva ricevuto un contributo per rifare le ringhiere divelte dal fiume, eppure il progetto è stato approvato dalla Giunta solo nel gennaio 2020 e gli ultimi lavori erano ancora in corso in questi giorni. Per rifare l’argine presso la foce, il Comune ha speso 26 mila euro subito dopo l’alluvione, ma le opere realizzate hanno resistito pochi giorni, prima che il fiume lo distruggesse nuovamente (14 mesi fa) e che la piena della settimana scorsa si portasse via un altro bel pezzo di argine. I soldi per un secondo intervento, comprensivo anche del dragaggio di materiale dal letto del fiume, sono stati dati dalla Regione al Comune già da 6 mesi, il progetto è stato approvato ma i lavori per ricostruire l’argine e dragare l’alveo, a 500 giorni dall’alluvione del giugno 2019, non sono ancora stati avviati. Il tempo passa, ma i problemi restano da risolvere. Da un paio di mesi il Comune ha poi ricevuto anche il contributo più importante, 950 mila euro per ripristinare la funzionalità idraulica del Varrone. Un impegno che sarà di certo più gravoso, ma a questo punto dobbiamo solo augurarci, visti i precedenti, che non trascorrano ancora troppi mesi prima di vedere risultati concreti, e che la natura, nel frattempo, si prenda magari anch’essa un periodo di pausa.